Impressionante è la somiglianza icnografica tra Ss. Trinità a Germigny-des-Prés e il settore orientale del sacello di S. Giusto a Trieste, tanto che alcuni vi individuano il nucleo più antico, superstite in alzato. Una parte della decorazione scultoria sembra dare ragione a tale ascendenza franco-armena; ci si riferisce alla ghiera ad archetti interni della cupola, come pure alle quattro doppie lamelle che sottolineano quattro trombe angolari immaginarie.
Tuttavia due ordini di considerazioni sembrano condurci a ritenere che anche a S. Giusto il modulo cupolato e l’attuale terminazione triabsidata siano il frutto di un intervento seriore. Il primo ha a che fare proprio con la scultura architettonica, la cui storia è offerta dai capitelli, quelli originari ancora in situ. Tecnicamente, se gruppi di due o più capitelli omologhi si riscontrano allineati nei settori dell’edificio, è quasi da escludere che si tratti di reimpieghi provenienti da altre realtà. Basti figurarsi l’ingente sforzo per sostituire un solo pezzo in una struttura stabilmente eretta; che dire allora di ipotetiche sostituzioni multiple, se non in occasione di crolli estesi o di restauri sostanziali, quando il carico superiore se non altro non grava più?
Il secondo ordine di ragionamenti riguarda le origini e le evoluzioni morfologiche delle chiese martiriali in area altoadriatica, in particolare di quelle che al pari di quella dedicata a San Giusto si affiancavano parallelamente alle basiliche principali.
Non presenta equivoci di data la prima costruzione di età paleocristiana, assegnata dagli studi archeologici al V secolo d. C.. Nelle fasi successive del complesso l'edificio seguente documentabile è un sacello di pianta longitudinale trinavato, con tre archi per parte, che sorge sul fianco destro della basilica principale, dedicata all'Assunta. I capitelli che ancora oggi si vedono sulle colonne di destra sono a palmetta, ossia di un tipo in uso dalla seconda metà del VIII secolo fino alla metà del IX.
Entro il secondo quarto dell'XI secolo sull'area della chiesa paleocristiana si erige una nuova basilica, ridotta di superficie, che dunque si stacca dal sacello a destra. Oltre agli elementi figurativi dei mosaici, la cronologia della cattedrale medioevale è determinata in modo più preciso dal corredo di capitelli compositi, linguisticamente collegabili con quelli della basilica popponiana di Aquileia.
L'ultima fase della coppia di aule liturgiche, prima della fusione nel XIV secolo, consiste nell'ampliamento del sacello, che accoglie tra l'altro una cupola di concezione assai prossima a quella del battistero di Concordia Sagittaria dell'inizio del XII secolo. Anche in quest'occasione concorrono alla datazione i capitelli cubici che sostituiscono quelli a palmetta - a eccezione dei tre altomedioevali della fila destra. Di questo medesimo tipo sono documentati nel corso del XII secolo alcuni corredi a Venezia, ma anche a Trieste, nella basilica S. Silvestro e nell'aula inferiore di S. Michele al Carnale, a qualche metro di distanza dalla cattedrale; si è quindi portati a ritenere il nuovo sacello costruito entro il XII secolo.