Tra l'ultimo quarto del V e il primo del VI secolo sorsero nella Siria interna alcune chiese di grandi dimensioni, per questo chiamate anche «cattedrali». Si distinguono dagli impianti più classici del Mediterraneo per le loro piante senza sporgenze, ad absidi inscritte, e sostanzialmente per un aspetto esteriore assai severo, ottenuto sia dall'impiego di grossi blocchi litici, sia dall'arcigna chiusura difensiva, con pareti lisce e limitatamente percorse da profilature alle finestre. Significativi sono due edifici a fronte turrita lateralmente, rispettivamente Qalblozè e di Turmanin; ci appaiono immediatamente come antesignani delle configurazioni a Westwerk, per l'appunto corpi di fabbrica d'imitazione logistico-difensiva assai ricorrenti nella cultura romanica di area tedesca. Anche se il percorso evolutivo non è mai stato scientificamente ricostruito, è assai plausibile che il modulo si sia trasmesso attraverso applicazioni in Dalmazia, per poi essere assimilato dall'Occidente di età carolingia.
Ma in Siria le realizzazioni precedenti avevano utilizzato piante accorciate, con alzati meno accentuati, unitamente alla possibilità di dividere le navate con filari di colonne, essendo il carico statico più modesto, ponendosi in tal modo in prossimità alla cultura tardo-romana. Fu pertanto la progressiva monumentalizzazione a rendere le chiese più gravi e massicce, con corposi pilastri in sostituzione alle più agili colonne. Tale iter è ben leggibile partendo dalla classicissima chiesa a Harab Šems (inizi del V secolo), o dalla prima chiesa di Ruweha (prima metà del V secolo), per addivenire nel 520 alla basilica S. Sergio a Resafa, dove è sintomatica l'introduzione di una colonna con due relativi archi tra ogni due pilastri, sí da alleggerire l'incombente percezione del peso gravante e al contempo da ricucire il diaframma divisorio delle navate: un tema di precipua ricorrenza nell'architettura romanica d'ispirazione paleocristiana, come ad esempio in S. Maria in Sylvis a Sesto al Reghena o in S. Michael a Hildesheim (entrambi della seconda metà dell'XI secolo).
Momento decisivo, di riallineamento a Costantinopoli, è offerto dalla chiesa fortificata di Qasr Ibn Wardan, costruita alla metà del VI secolo assieme all'omonimo avamposto della Capitale in terra siriaca. Stavolta il carattere di ostilità difensiva è affatto smorzato dall'apparecchio murario, che coi suoi filari di pietre poste di taglio, alternati a filari di blocchetti litici, si lascia più facilmente ricondurre ai lievi e calligrafici virtuosismi coloristici di pareti elaborati in pieno ambito greco-bizantino; ciò che è dato di vedere in edifici di età medio-bizantina come il complesso di Osios Loukas (1011 o 1022) o la chiesa S. Salvatore in Chora a Costantinopoli (1077-1081).